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  • Immagine del redattoreAnna Rita Caddeo

Smemoranda: "il libro, un po' agenda, un po' diario"

Immaginate di tornare indietro negli anni ’80 e ’90. È settembre. Sta per finire l’estate e un altro anno scolastico è alle porte. Si pensa ai libri, quaderni, astuccio e, cosa più importante, all’agenda che in quegli anni era per tutti (o quasi) la Smemoranda.

Un classico per gli adolescenti di allora, me compresa, che su quel diario, o meglio, confidente cartaceo, hanno raccontato gioie e dolori, espresso emozioni, pensieri e dubbi. Insomma, la Smemo, così viene affettuosamente chiamata, era per noi l’odierno Facebook: un luogo su cui raccontare tutto e rendere partecipi gli altri della nostra vita.



Senza contare l’antenato ufficiale, una sorta di agenda rossa con l’immagine di una sedia da regista in copertina, la prima Smemoranda nasce nel 1979 ed era di color blu scuro, quasi nero. C’erano già i quadretti (è stato il primo diario ad introdurli), e l’iconica mela. Ad idearla un gruppo di studenti e neo diplomati milanesi che volevano proporre qualcosa di innovativo. Ci riuscirono! Dapprima mito per i giovani di Milano, la Smemoranda si diffuse in poco tempo tra i banchi di scuola di tutta l’Italia.

Diretta da Nico Colonna e da Gino Vignali e Michele Mozzati (noti come Gino & Michele), il diario più famoso d’Italia ha superato le quaranta edizioni ma è sempre sulla cresta dell’onda.

La Smemo è: "il libro, un po' agenda, un po' diario", per riprendere lo slogan pubblicitario degli anni '90. Al suo interno, infatti, oltre alle pagine classiche di un diario/agenda troviamo articoli, saggi, poesie, vignette e canzoni, curati da personaggi illustri dello spettacolo, musica e cultura. Tra gli storici collaboratori ricordiamo Claudio Bisio, Gabriele Salvatores, Antonio Albanese, Jovanotti, J-Ax, Ligabue e Luciana Littizzetto.


Per noi la Smemoranda era tutto fuorché un posto su cui annotare i compiti. Era un’amica, una confidente, un luogo su cui sfogarsi nei momenti di felicità o tristezza.

Con le penne profumate alla fragola, in quegli anni la Jollyna era un must have, evidenziatori e UniPosca dai colori più improbabili, scrivevamo i “ciao” con il cuore al posto della o, le date di compleanno degli amici, dediche e frasi tipo “Come la barca lascia la scia, io ti lascio la firma mia". E poi, disegni a non finire!

Al suo interno mettevamo le ormai dimenticate cartoline, le foto dell’ultima gita scolastica o delle feste di ballo. Attaccavamo post-it, adesivi, i ritagli di giornale con i testi dei brani del momento che recuperavamo da "TV Sorrisi e Canzoni", le immagini dei nostri idoli delle serie tv o della musica, le pubblicità più fighe, i biglietti dei concerti, qualche scontrino e perfino le carte delle caramelle. Insomma, c’era veramente di tutto!



“Mi disegni la Smemo?”: all’ora buca, il diario si passava tra compagni di scuola oppure agli amici delle altre classi. Pian piano si arricchiva di firme, frasi, bigliettini, dichiarazioni e confidenze. In poche parole, si partiva a settembre con una semplice agenda e si arrivava al mese di giugno con un malloppo enorme che riuscivamo a fatica a riporre nello zaino.

Dite la verità, anche voi ogni tanto rispolverate le vostre vecchie Smemoranda e vi scende la lacrimuccia sfogliando le pagine piene zeppe di foto o rileggendo quei T.V.T.T.T.B infiniti che vi dedicava la vostra amica del cuore?


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