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  • Immagine del redattoreSilvia Cerri

Moda sostenibile: si parte dal vintage e si arriva ovunque!


Cosa sappiamo davvero di ciò che indossiamo e quanto il nostro look ci rispecchia?

Stiamo sempre molto attenti a cosa mangiamo e mai troppo a cosa scegliamo di mettere a contatto con la nostra pelle.

Vesti sostenibile o vuoi iniziare ? Questo è l’articolo che fa per te!




Per avere informazioni precise su cosa indossiamo partiamo dalle basi: tutte le fibre tessili sono polimeri ovvero catene lunghissime di molecole.


I polimeri possono essere classificati in tre categorie:

naturali, artificiali e sintetici.

Per continuità logica quindi anche le fibre tessili possono appartenere alle stesse categorie, con relativi sottogruppi.


Sono fibre naturali tutte quelle che derivano dal mondo vegetale, animale e minerale.

Le fibre artificiali sono realizzate in laboratorio dall’uomo ma hanno base naturale, un esempio è la viscosa.

Il vaso di Pandora lo apriamo con le fibre sintetiche, realizzate interamente dall’uomo in laboratorio mediante polimerizzazione di composti organici derivati dal petrolio.

La base della chimica tessile ci permette di sapere letteralmente cosa ci stiamo mettendo addosso e al tempo stesso di porci in maniera autocritica e consapevole verso un acquisto.



Sí, perché per definire un capo sostenibile non basta conoscerne la composizione.

Un capo è sostenibile se l’intera catena di produzione lo è.

Oltre alla composizione, dunque, dovremmo poter risalire facilmente alla catena di produzione dell’azienda o del piccolo/medio brand.

Scegliere imprese o brand locali, in questo caso italiane, è il primo passo.


La maglia di cotone che indossiamo è davvero meno impattante di una camicia in poliestere? Questo dipende. Sicuramente il cotone è una fibra naturale ma purtroppo molto impattante se non si tratta di cotone biologico certificato.

E gli agricoltori? Come vengono trattati? Anche in questo caso un capo realmente sostenibile, nel rispetto non solo dell’ambiente ma anche dei lavoratori, è

certificato.

Quali sono allora queste sigle da tenere sempre a mente? Eccole per te:

GOTS per cotone organico con particolare attenzione a tutta la catena di produzione: dal prodotto, al lavoratore fino alla distribuzione. Prodotti certificati Gots hanno almeno il 70% di composizione organica.

OCS ( orgnic content standard) con il 95% di materiali organici.

FSC (forest stewardship council) in rispetto degli standard sociali ed ambientali.

Troviamo questa sigla spesso su indumenti in Tencel, fibra vegetale ottenuta da eucalipto e faggio, tale sigla sta ad indicare che il legno deriva da foreste sostenibili, e che acqua e solventi organici impiegati non dannosi per l’ambiente, sono riciclati per il 99%.



Mulesing free certifica che l’animale non abbia subito pratiche chirurgiche crudeli e invasive, questa certificazione la troviamo soprattutto su articoli in lana mohair.

Fairtrade cotton certifica uno stipendio equo per gli agricoltori e premi aggiuntivi da poter investire nelle loro comunità locali.

Il 50% del cotone impiegato in questi prodotti viene dal commercio equo e solidale.

Ecolabel UE uno dei marchi più importanti a livello europeo.

Un marchio di eccellenza assegnato a prodotti e servizi che rispettano standard altissimi durante l’intera catena di produzione, distribuzione e smaltimento.

Global Recycle Standard è la certificazione più affidabile a livello mondiale per quanto riguarda i prodotti ottenuti da materiale di riciclo. Il 50% del prodotto è ottenuto con materiale riciclato e ogni fase della fornitura è certificata in maniera indipendente.


Queste sono le certificazioni più importanti ma non sentirti vincolato, un acquisto vintage o secondhand è già un grande aiuto per il pianeta.

Se è vero che la sostenibilità è a 360 gradi, infatti, non possiamo ignorare che ogni anno l’unione europea produce circa otto miliardi di tonnellate di rifiuti tessili, tra indumenti e tappezzeria, e solo il 20% di questi materiali attualmente viene riciclato.

La maggio parte finisce in discarica negli inceneritori, quindi la prima e indispensabile mossa per rendere un capo sostenibile è farlo durare il più a lungo possibile.

La seconda è scegliere vintage o secondhand.

In attesa che siano sempre di più i paesi all’avanguardia come la Slovenia nel campo della chimica e ingegneria green.

È proprio a Maribor che è stato costruito un impianto che ogni anno raccoglie circa 400 tonnellate di rifiuti tessili, e partendo dallo smistamento di cotone, lana e poliestere attraverso processi in laboratorio si è ottenuto bioetanolo ricavato dal glucosio del cotone, plastiche rigenerate ottenute da acidi derivati dal poliestere e una nuova resina ottenuta dalle proteine della lana.

Anche lo smaltimento e le nuove risorse in campo della chimica verde sono aspetti fondamentali per poter definire un prodotto davvero sostenibile.


La sostenibilità è un cerchio e noi con le nostre azioni ne siamo il centro!



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