- mottolenghi
Questa non è (soltanto) una lampada e ha quasi 60 anni...

“Un vaso su una lampada, una pianta sopra una luce…” Così l’architetto Gae Aulenti definiva nel 1964 Giova, oggetto ibrido da lei disegnato quell’anno per FontanaArte, che lo suggerisce in questi giorni per la festa della mamma. Era il suo esordio nel campo dell’illuminazione, per l’azienda di cui poi sarà agli inizi degli anni Ottanta direttore artistico. E per la quale progetterà altri apparecchi luminosi: Parola (da quarant’anni bestseller del catalogo del marchio), Diamante, Calle…
Quasi una scultura da tavolo, Giova è un incastro di sfere. La base metallica sostiene un globo trasparente, entro cui ve ne è uno più piccolo di vetro soffiato bianco lucido con sorgente luminosa interna, che funge a sua volta da appoggio per una coppa di vetro soffiato “pulegoso” (ovvero ottenuto da pasta piena di bolle d’aria irregolari). L’effetto è elegante ed etereo, a lampada sia accesa sia spenta, molto più contemporaneo di quanto non riporti la sua data di nascita.
Un oggetto dall’imprinting inaspettatamente femminile per la consuetudine progettuale di Gae(tana), che, tra le poche donne architetto italiane famose nel mondo – Mitterrand nel 1987 le ha consegnato la Legione d’Onore –, pensava e lavorava senza vincoli di genere. «Ci sono molte altre donne architetto di talento – dichiarava infatti nel 1987 in una intervista per il New York Times Magazine –, ma la maggior parte preferisce essere messa in relazione con colleghi uomini. Io invece ho sempre lavorato per me stessa e questo è stato un insegnamento. Le donne in architettura non devono considerarsi una minoranza, perché nel momento in cui lo si fa, si viene paralizzate da questo pensiero. È molto più importante non farsi mai questo tipo di problemi...».

Progettista di edifici, di interni, di allestimenti museali (in Italia Palazzo Grassi a Venezia, a Parigi la Gare d’Orsay), scomparsa nel 2012, Gae Aulenti ha firmato alcuni degli oggetti entrati nella storia del design made in Italy, tra cui i famosissimi Tavolo Con Ruote sempre per FontanaArte e la lampada Pipistrello per Martinelli Luce, la sedia 4854 per Kartell e la poltrona a dondolo Sgarsul per Poltronova. Un approccio razionalmente pratico al progetto, non inquadrabile in uno stile preciso, che rivela la sua originalità e la sua indipendenza di pensiero. A volte anche controcorrente, quando ad esempio per il controverso progetto della Gare d’Orsay è stata oggetto di molte critiche. O come per la riqualificazione della facciata della stazione ferroviaria milanese di Cadorna e del piazzale antistante ha voluto a tutti i costi, esponendosi a giudizi contrastanti, la scultura Ago, Filo e Nodo di Claes Oldenburg, omaggio all’operosità del capoluogo lombardo. E al suo essere capitale della moda.
